Romualdo dalla Montagna
Nella mia vita ho avuto il piacere e la fortuna di incontrare tanti "maestri", ma i primi sono stati i contadini come i miei nonni che vivevano nelle campagne Senesi, i proverbi, la disponibilità ad accettare, la calma interiore, il contatto con la natura, sapevano persino gustare la terra e così decidere cosa piantare ....
loro mi hanno regalato il profumo di una verità che successivamente nella vita mi ha permesso di riconoscere coloro che in molti modi hanno indicato ed arricchito il cammino della mia vita.
Romualdo Rossi di Vivo d'Orcia è uno di loro, incontrarlo è stato un grande regalo, le sue poesie raccontano la storia della vita, le sue sculture rappresentano la semplicità e la creatività necessarie a dare un senso ed una completezza alla vita stessa.
Spero che possiate gioirne come è successo a me.
di GIUSEPPE SERAFINI 16/11/2017 La Nazione Cronaca di Siena
LA MIA VITA VISSUTA
Da giovane, per mangiare un tozzo di pane
ho dovuto girare molto mondo.
Sono stato in Francia,
sono andato, per diversi anni, in Sardegna,
ho girato l'amara Maremma
a fare il carbone e a tagliare la legna.
In quegli anni la mia gioventù, è stata tetra,
in quell'istante ho provato le pene dell'inferno
come quelle che descrive Dante nella Divina Commedia.
Ho durato tanta fatica per riemergere
da quel cerchio infuocato dove ero precipitato.
O bene o male sono uscito ben temperato,
ma per fortuna, dopo tante sofferenze
ho incontrato una donna che mi ha preso per mano
e mi ha portato fra la civiltà e fra la gente.
Per miracolo ho avuto un posto di guardiano della sorgente,
ho cambiato vita e lavoro e nella società ho avuto un po 'più di decoro.
Da carbonaio e tagliatore sono diventato uno scultore.
Scolpisco la pietra e con le mie mani callose,
la plasmo come fosse argilla.
Ho migliorato le condizioni mie e della mia famiglia.
Ora che sono alla soglia di ottanta anni.
A me non serve e non mi spira più niente,
amo il prossimo e tutta quanta la gente.
LA FRENESIA PER ARRIVARE
Mi sono dissetato per tanti anni
a questa sorgente con l'acqua fresca.
Ho visto tanta gente correre verso l'esca.
Tale è colui che nella sua corsa frenetica
tutti gli ostacoli vince e tutte le sbarre spezza.
Stolto! Dove corri, che a un passo c' è la fine,
la morte muta ti osserva e beffarda ride
e nella sua trappola cadi con la gola secca.
GENTE POVERA DI QUESTO PAESE
Non avevamo niente anzi il meno,
ci si sfamava con la polenta
e bastava che il corpo fosse pieno.
Chi la mangiava asciutta e chi con l’aringhe,
però quando c'era bisogno
ci si aiutava fra tutte le famiglie.
Ora che abbiamo macchine grosse,
case belle e ville
abbiamo il più di quello che ci serve.
Della matematica tutti ci se ne intende,
però nessun vuol far la sottrazione
e tanto meno la divisione,
perché del prossimo
vogliamo essere il padrone.
Ma per fortuna sopra di noi
c'è qualcuno che ci attende,
tanto poveri, ricchi e quelli avari.
Viene un giorno e ci rimette tutti al pari.
LA MIA MANO
Da giovane era bianca e candida come un fiore;
ricordo, sei stata il mio primo amore,
ora sei diventata brutta, gobba e callosa.
Però ti devo portare rispetto
che sei stata tanto laboriosa.
In questi anni mi hai dato sostentamento
e da mangiare,
però ho un rimorso nel cuore
di averti fatto tanto male.
Prima le dita, poi la mano, ora il polso,
non mi tolgo questo piacere di dosso.
Ti ho fatto fare tanti mestieri,
molto pesanti e un po' leggeri,
ora che eri arrivata ad avere un po' di successo,
era bello,
scolpivi la pietra con la subbia e con il martello,
però ti ho sempre adoperato
con fretta e disattenzione
e troppo presto ti ho mandato in pensione.
L' AMICIZIA
L' amicizia è un sentimento meraviglioso.
E' quasi come l'amore,
però se non è sincera ti fa soffrire
e ti lascia una pena nel cuore.
Tale è colui che non la sa apprezzare:
perché ha l'animo meschino,
non è un signore, ma è un poverino.
Ma verrà un giorno, non lontano,
se ne pentirà di non aver apprezzato
chi gli allungava la mano.
Ciò che voi siete ha la sua dimora tra le montagne
E non è qualcosa che striscia al sole per scaldarsi
Ma un qualcosa di libero,
Kahlil Gibran "Il Profeta"